Dedicato al cortese Mortellaro a Akira Yoshizawa e a un’antica arte.
Le era seduta di fronte e lo guardava, ma sapeva che in quel momento, per lui, non esisteva. Conosceva i suoi movimenti lenti e attenti, quello sguardo che pareva rapito, il respiro profondo. In quegli istanti stava creando un proprio mondo e ne era risucchiato all’interno, assorbito. Lei aveva imparato a rispettare questi suoi spazi, sapeva che per lui erano un modo per ritrovare la pace dopo le giornate più impegnative e aveva imparato a goderne.
Lo sguardo assorto, rapito dall’estasi. Riconosceva quello sguardo, lo aveva anche quando facevano l’amore, quando davanti al grande specchio della camera da letto lui la possedeva. E lei adorava osservare nello specchio i loro corpi intrecciati, uniti, fusi e vedere nello sguardo di lui quando stava per venire. Quello sguardo la eccitava.
Il respiro di lui si faceva più profondo man mano che procedeva nella sua creazione. Ad ogni passaggio, ad ogni movimento emetteva un sospiro, un mugolio. Lei lo sentiva respirare e poco alla volta i loro respiri prendevano lo stesso ritmo, diventavano un solo fiato.
Osservava i gesti delle sue mani. Con precisione che pareva di un orafo il suo lavoro prendeva forma. Adorava guardare le sue mani. Le dita lunghe e affusolate, le unghie curate, parevano mani femminili. Le pensava mentre la accarezzavano, mentre scorrevano sul suo corpo, mentre la toccavano e la facevano impazzire. Ne fece scivolare lenta una tra le sue gambe immaginando fosse la mano di lui e chiuse gli occhi.
Dopo l’ultima piega lui depose il delicato unicorno di carta che aveva creato sul tavolo e alzò lo sguardo verso di lei, nel medesimo istante, con un ultimo gemito, lei riaprì li riaprì. Si fissarono e si sorrisero.
Il drago, dalla pelle rosso fuoco, mostrava tutta la sua potenza. Le fauci spalancate, le ali pronte a spiccare il volo.
Solo, esile ed elegante il cigno lo fronteggiava. Di un colore bianco immacolato protendeva il suo lungo collo, come a sfidare la bestia.
Le carpe, dolci e placide parevano osservare la scena senza che nulla potesse turbare la loro quiete.
In alto l’unicorno dominava i sogni di tutti.
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