Raramente mi ricordo i miei sogni. A volte ne riesco a rammentare qualche frammento appena sveglio che mi sfugge immediatamente.
Questo lo ricordo, lo voglio scrivere prima che svanisca.
Il mare è di un blu, intenso e profondo, screziato dal bianco delle increspature delle onde.
La spuma bianca sbatte fragorosa contro il nero lucido della scogliera, l’acqua si insinua tra le rocce, come le mani tra i cuscini e tra le coperte.
Ti avverto, ti sento anche se non ti vedo. Risali lungo la parete di roccia, piccoli anfratti, spinose piante di cardo che testarde si ostinano a vivere nonostante tutto aggrappate alle rocce.
Pare un sentiero, a mezza costa, ma sono solo piccoli anfratti, la parete si fa nuovamente verticale. Salgo, ti sento, voglio afferrarti ed aiutarti a salire fino al piano.
In cima un’impervia mulattiera, grandi rocce dissestate, ciottoli scomposti e terra. Vedo i passi, procedi a fatica sui tuoi alti tacchi a spillo.
Vedo le tue caviglie piegarsi in modo innaturale. So che sto provando a sorreggerti per le spalle pur vedendo solo i tuoi piedi.
Man mano la strada si fa più liscia, cammini più veloce, più sicura.
Continuo a vedere solo le scarpe, le caviglie, ma sono certo che siano le tue.
La strada ora è di bianche lastre di marmo.
Corri veloce, senza peso. Grazia infinita sui tuoi tacchi alti. Mi distanzi.
Corro e mi affanno, ma non riesco a raggiungerti.
Il ricordo del sogno se ne è andato. Non sono riuscito a scrivere tutto, so che ho perso dei pezzi, delle immagini. Svanite come te alla fine del sogno, elegante e sinuosa sui tuoi tacchi a spillo.